L’arte dagli anni ‘70 con la Land art e la Public art si sposta al di fuori del sistema dell’arte, fatto da musei e collezioni private, e si rivolge ad un audience più ampio, contaminando nel caso della Land art la natura, il paesaggio in senso stretto, con installazioni di dimensioni monumentali che integrando in sé stesse il paesaggio; l’artista orienta lo sguardo del fruitore in ottiche di visioni spaziali nuove, mostrando la natura nella sua integrità, ma osservandola in modo originale, sono così gli stessi elementi della natura, terra, alberi, acqua, ad essere protagonisti dell’opera d’arte e ad essere interlocutori del fruitore. La Public Art, dal canto suo, si occupa di spazi chiusi o aperti e del modo in cui questi vengono vissuti dall’audience, di volta in volta riflettendo sulla loro identità specifica, come non-luoghi fruiti da occasionali abitanti della contemporaneità.
E qui, tra il fascino della land art e l’aspetto più concettuale dell’arte pubblica, che si inserisce il progetto “Il bosco che vorrei”, ideato da Silvio Giordano ed Elisa Laraia, artisti parte del progetto Art Factory Basilicata, che da anni esplorano le tematiche dell’identità sempre con progetti site specific.
Orfeo Hotel contemporary art project è una realtà che opera nell’ambito dell’arte contemporanea, formata da un gruppo di artisti, Elisa Laraia, Monica Nicastro, Mio D’Andrea che concetrano la loro ricerca sul trasferimento del vissuto collettivo dalla sfera privata a quella pubblica utilizzando tutti I media dal video alla fotografia, dalla installazione alla performance. Tra le attività principali la progettazione di opere ad hoc e site specific sia per istituzioni pubbliche che private. Nel 2009 hanno progettato il LAP Laboratorio permanente di Arte Pubblica all’interno degli spazi urbani della Città di Potenza, coordinato dalla rete Art Factory Basilicata. Tra gli artisti che collaborano con il team dell’Orfeo Hotel, Alessandra Montanari ed Emanuele Bartolotti.